Nella sua infaticabile azione per dare ragione della Speranza Papa Benedetto il 22 aprile del 2011 accettò di rispondere alle domande dei telespettatori. Non era mai accaduto prima.
Una proposta folle, la nostra. Ma il Papa rispose Sì.
Dovevano essere solo tre, poi ne arrivarono talmente tante che chiedemmo al Papa di potergliene rivolgere sei, che alla fine diventarono sette, quando se ne aggiunse una da un Paese in guerra.
I telespettatori di A Sua Immagine tirarono fuori domande bellissime, drammatiche, vere, di una potenza incredibile.
Per esempio Elena, 7 anni, dal Giappone (con una nonna italiana).
Aveva perso i suoi amici nel terremoto di un mese prima (il più forte della storia del suo Paese, quasi 16 mila morti, senza contare i danni alla centrale nucleare di Fukushima): “Ho tanta paura perché la casa in cui mi sentivo sicura ha tremato e molti miei coetanei sono morti. Non posso andare a giocare nel parco. Chiedo: perché devo avere tanta paura? Perché i bambini devono avere tanta tristezza? Chiedo al Papa, che parla con Dio, di spiegarmelo”.
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