Il più grande bisogno che abbiamo in Italia è di leader. Basta scorgerne uno all’orizzonte, lontano, che se è bravo lo notiamo subito. Pure se è così e così. Soprattutto se non è bravo.
Ora è il turno dell’ottimo Prandelli, CT della Nazionale e quindi leader per definizione.
Le sue parole e il suo stile vengono giustamente sottolineati. Addirittura affiancati a quelli del Presidente Napolitano.
Ieri pomeriggio Mario Monti alla presentazione del libro di Andrea Riccardi, Dopo la paura la speranza, parlava del bisogno di guide che orientino e non seguano i movimenti di opinione, per esempio su temi delicati come la globalizzazione, il diverso, lo straniero.
E sempre Monti parlava di Riccardi come di un leader riconosciuto (e amato) in tutto il mondo (“Nei posti più lontani – spiegava il Presidente del Consiglio – mi chiedono: come sta Riccardi?).
Monti è stato un leader che ha acceso speranze (RiMontiamo, si diceva alcuni mesi fa), ma poi non più, per incapacità di lettura o di comprensione del Paese.
C’è chi vede un leader in Grillo e chi aspetta Montezemolo. Qualche anno fa era un leader Julio Velasco, e Berlusconi lo è stato in maniera cieca per milioni di persone, nonostante le apparenze.
C’è chi dice che siamo un Paese perennemente in cerca di un uomo forte.
No, secondo me cerchiamo un leader come in tutte le nazioni, ma al contrario degli altri non lo troviamo mai.
E siamo sempre al rimorchio.
Se negli USA c’è Clinton noi siamo clintoniani. C’è Reagan e siamo reaganiani. In Inghilterra c’è Blair o la Thatcher e siamo blairiani o thatcheriani. Perfino Hollande, e qui c’è chi si dice hollandiano.
No, non è possibile. Dateci un leader, nostro. Finalmente.
E se provassimo a sceglierlo sotto i 50 anni?