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Selezione di articoli di Rosario Carello pubblicati sulla stampa

Il silenzio della Concordia

La foto e l’inizio del mio articolo uscito questa settimana su FAMIGLIA CRISTIANA – Una piscina vuota non ha senso. Uno scivolo dove non si può scivolare non ha senso. I comodissimi lettini, che ora rischiano di rovinare addosso ai soccorritori, non hanno più un senso. Quasi più terribile delle urla di panico che hanno riempito la Concordia, prima che lo facesse l’acqua del mare, è il silenzio che ora l’abita. Un luna park non è infatti costruito per il silenzio. Continua la lettura di Il silenzio della Concordia

La nuova luna

La foto e l’inizio del mio articolo uscito questa settimana su FAMIGLIA CRISTIANA – Sotto la nuova luna globale (che è una mela morsicata e al contrario della luna vera illumina tutte le sere dell’anno), migliaia di cinesi, sempre più moderni e sempre più occidentali, sono stati in fila per ore, litigato per chi dovesse entrare prima, malmenato una guardia e infine tirato uova contro il negozio appena aperto e subito chiuso per motivi di sicurezza.

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Da angosciati a rassegnati

La foto e l’inizio del mio articolo uscito questa settimana su FAMIGLIA CRISTIANA

L’uomo che guarda, senza apprensione, il fiume passare davanti alla sua finestra, mi pare una perfetta metafora dell’uomo occidentale all’inizio di questo 2012. Tra alluvioni, malattie virali, terremoti, crisi finanziare, caduta delle monete, possibile fallimento delle nazioni, e ci si mettono pure i maya, … (continua in edicola)

Nel nuovo anno guardando la luce

L’inizio e la foto del mio articolo uscito questa settimana su FAMIGLIA CRISTIANA – Mi piace pensare che incontro al nuovo anno andiamo tutti in fila. Ci muoviamo con le speranze, le paure, le certezze che abbiamo per carattere, per cultura e per fede. La fila è un po’ disordinata. Questo è normale. Mi piace pensare che si cammini insieme, anche se poi sembra che ciascuno vada da solo. E mi piace pensare che la testa di questa lunga fila sia il Papa. Lo sguardo è chino senza alcuna baldanza. La luce è in mano. Lo sguardo è sulla luce. Che non è solo una metafora. Mi piace pensare, ed è così, che il mio camminare dipenda anche dal suo pregare… (continua in edicola)

Se Facebook tira fuori il peggio

Questo articolo è stato pubblicato sul sito dell’Azione Cattolica, www.azionecattolica.it

Nei giorni scorsi ho pubblicato sul mio blog un testo volutamente polemico (ah cosa non si fa per qualche click in più!).

In sostanza dicevo che aveva fatto bene quel preside ligure a vietare ai docenti del suo istituto di diventare amici degli studenti su Facebook. Ho ricevuto moltissime reazioni. Le più intelligenti sono sul mio blog. E le altre?

Qualcuno mi ha trattato come Cesare morente con Bruto, tu quoque? Anche tu ti permetti di sollevare il velo della critica sul principe dei Social Network? Pure tu, a fare i discorsi dei tromboni? Ma non vedi com’è brutta la vita là fuori? Il marcio c’è soprattutto nei luoghi reali, non in quelli virtuali. E via banalizzando.

Quello che ho capito è che non si può parlare male di Facebook. Ma il mio post aveva fiutato l’aria. Infatti quando l’ultimo dei miei critici aveva appena posato la penna, ecco che il Presidente degli Stati Uniti Obama, già re incontrastato dei social network e primo presidente USA 2.0, impacchetta per le figlie un bel pacco regalo di Natale: basta Facebook, motivi di privacy, e si preoccupa di dirlo al mondo.

Le ragazze non hanno fatto in tempo ad asciugare le lacrime che già in Italia un’altra scuola andava sui giornali consigliando ai prof l’astinenza dall’amicizia virtuale con gli studenti. Così, rinvigorito, torno sul luogo del delitto.

Ma perché mi piace tanto sollevare critiche a Facebook? Il mezzo – lo dico subito – è straordinario: è potente, non s’inceppa, è comunicazione pura, è democratico: dalla Coca Cola a me, siamo trattati tutti alla stessa maniera.

Però Facebook sta dimostrando di avere una capacità assoluta: quella di tirare fuori il peggio dalle persone. È colpa delle persone, intendiamoci, non del mezzo. Ma tant’è. Come scrive sul mio blog Luca Paolini, esperto di educazione e web e favorevole all’uso di FB con gli studenti: «Facebook sta diventando il regno dell’insulsaggine. Ci sarebbero tante cose da dire anche tra i cattolici che lo usano per mettere le immaginette del sacro cuore sanguinante o peggio giocare a Farmville».

Con Facebook si sono moltiplicate le catene di S. Antonio; è aumentato il cicaleccio sul nulla; è stuzzicato il protagonismo anche in assenza di protagonisti; le idee più estreme trovano sempre una condivisione, e quelle più utili restano allo stadio della discussione, quasi sempre senza creare un movimento.

Se è vero che nel nord Africa ci hanno fatto la rivoluzione, l’Europa ne esce a pezzi, con i suoi mi piace, appiccicati su tutto come massima espressione di partecipazione.

Funzionano i Gruppi, ma in fondo svolgono il lavoro delle liste di discussione di 10 anni fa. Così la mia proposta: vietare Facebook a chi in un anno non è riuscito a tirare fuori un’idea, ma ha solo blaterato. Che non è una proposta fascista, ma vuol dire: cancellate dal vostro profilo quelli che hanno fatto solo rumore e tenetevi quelli che è un piacere leggere.

Ecco se guardo come viene usato Facebook, non mi stupisce che l’uomo abbia utilizzato il nucleare per farci la bomba atomica. Mutatis mutandis.

Tra qualche istante posterò questo articolo su Facebook. E riceverò duemila critiche scandalizzate. Sì, perché tra i difetti dei seguaci di Facebook, c’è la mancanza assoluta di ironia.