Le parole del Papa ieri («Tutto si perde con la guerra. Tutto si guadagna con la pace») mi hanno fatto ricordare qualche anno fa, quando in Italia c’era il servizio militare ed io feci una scelta che ancora oggi rivendico: obiezione di coscienza.
Piuttosto che passare un anno a giocare con le armi in qualche caserma d’Italia, dovendo regalare un anno allo Stato, preferii mettermi a disposizione per qualcosa di buono. E passai un anno al carcere minorile. Servizio civile sostitutivo.
C’era, in quegli anni, una cultura del servizio civile come obiezione di coscienza all’uso delle armi (cosa diversa dal servizio civile che nacque dopo e aperto anche alle donne). Ricordo che quella scelta era criticata da molti (non era tenero con gli obiettori, il Presidente della Repubblica emerito Francesco Cossiga, militarista convinto che però non fece mai il servizio militare) ma ricordo soprattutto tanti testimoni che per affermare quell’obiezione fecero pure il carcere o un servizio sostitutivo (e punitivo) di 21 mesi.
Bene hanno fatto a cancellare il servizio militare, ma si è persa quella cultura dell’obiezione che era un arricchimento.
Ps: segnalo che chi ieri difendeva l’obiezione al servizio militare, oggi critica l’altra grande obiezione di coscienza rimasta in pista: quella dei medici contro l’aborto. Ma l’obiezione di coscienza è obiettiva non relativa. Si difende un principio di libertà, che vale sempre, non a seconda dei casi.