Questo mio articolo è uscito su SEGNO, il mensile dell’Azione Cattolica (n. 10, Ottobre) –
La notte in cui una tromba d’aria ha interrotto la Veglia della GMG di Madrid, la torre di ferro sulla quale avevano montato gli studi TV ha cominciato a ballare come un filo d’erba. C’è poco da divertirsi quando l’elefante su cui sei seduto inizia ad ancheggiare. Sotto di noi due milioni di giovani, sparpagliati su una radura vastissima e secca; qualunque cosa stesse cadendo dal cielo, pioggia, vento, polvere, li stava prendendo in pieno. Tuttavia neppure uno, letteralmente neppure uno, si stava alzando per andarsene.
Ho guardato il palco e ho cercato il Papa. Benedetto XVI aveva interrotto la lettura del discorso. A chi gli si avvicinava per parlargli, rispondeva con un cenno della testa, ma restando immobile col resto del corpo e con gli occhi. L’attenzione era tutta per i ragazzi sotto l’acqua. Li osservava paternamente. Era catturato dalla prova che aveva davanti. Non se ne vanno, no, non se ne vanno. Pensavamo. Lui sorrideva. Stava ricevendo una prova di solidità, che aveva tutto il sapore di una risposta, un grande eccoci collettivo, per le sfide del tempo che aveva indicato loro: l’essere saldi nella fede, e nella roccia della fede, ridare linfa alle radici cristiane dell’Europa. La nuova generazione chiamata a questo compito sembra esserci. L’ha cresciuta la Chiesa, l’hanno cercata i Pontefici.
Ma quando Joseph Ratzinger aveva l’età dei più grandi della GMG, 35 anni, cominciava il Concilio. E lì c’era lui. Giovane teologo portato a Roma dal cardinale di Colonia Frings, chissà che cosa colpì il suo sguardo. Racconta che fu «un’esperienza particolarissima», condita dalla passione che la «fede tornasse a parlare a questo tempo in modo nuovo». Nel 2012 saranno 50 anni dal Concilio ma la questione è sempre la stessa. D’altro canto anche la crisi economica ha un’origine spirituale, come spiega la Caritas in Veritate, e allora? E allora ecco la Nuova Evangelizzazione, un dicastero fortemente voluto ma anche un Sinodo che significativamente si aprirà nello stesso mese del 50° del Concilio, cioè ottobre 2012.
Ed ecco il Papa, testimone diretto dell’esperienza conciliare, porre le basi per la più grande sfida che la Chiesa avrà davanti nei prossimi decenni: figlia del Concilio e nelle intenzioni madre della rinascita di un Continente oggi piegato e umiliato, ma per un singolare privilegio, da sempre chiamato ad essere faro del mondo. La figura di Joseph Ratzinger si staglia nella storia quale quella di autentico gigante: in questo mese lo attende Assisi, dove, a 25 anni dall’incontro voluto da Giovanni Paolo II, abbraccerà i capi delle religioni del mondo, per dire che il nome di Dio non può essere usato per odiare. E un mese fa era ad Ancona, per il Congresso Eucaristico Nazionale, dove ha difeso i disoccupati e in soli 3 interventi ha scritto un compendio di Vangelo, fatto di amore, fede e giustizia. Nuovo Ambrogio, nuovo Agostino, uomo della Verità, Ratzinger è la guida umile, forte e sorprendente, di questo tempo così difficile.
Rosario Carello