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Le dichiarazioni del cappellano

Ad A Sua Immagine abbiamo ospitato il cappellano di bordo della Costa Concordia, don Raffaele Malena. Il suo racconto, per molti aspetti inedito, è stato ripreso dalle agenzie. Di seguito i lanci dell’AGI firmati da Salvatore Izzo e usciti nel pomeriggio.

 

NAVE AFFONDATA: CAPPELLANO, ALCUNI RESPINGEVANO GLI HANDICAPPATI =

(AGI) – CdV, 21 gen. – “Quando sulla Costa Concordia e’ scoppiato il panico, molti passeggeri hanno ragionato secondo il detto latino ’mors tua vita mea’, pensando ’chi raggiunge prima la scialuppa si salva e chi arriva dopo non sappiamo’”.

Lo ha raccontato il cappellano della nave affondata, don Raffaele Malena, intervenuto questo pomeriggio ad “A Sua Immagine”, la rubrica religiosa di Rai Uno.

Il sacerdote, in collegamento dalla sede Rai di Cosenza, ha rivelato un episodio raccapricciante: “nel momento della paura, ho gridato: ’ci sono dei disabili facciamoli salire sulla scialuppa’. Mi hanno risposto: ’i disabili possono pure aspettare, dobbiamo entrare noi’”. “Prima di essere prete – ha commentato don Malena – sono un uomo, non riesco a togliermelo dalla mente”.

NAVE AFFONDATA: CAPPELLANO, ALCUNI RESPINGEVANO GLI HANDICAPPATI (2)=

(AGI) – CdV, 21 gen. – Il cappellano della Costa Concordia ha raccontato pero’ anche di atti di generosita’ ed eroismo, citando in particolare quelli compiuti dal vicesindaco del Giglio, “salito a bordo della nave nonostante il pericolo evidente”, e dal comandante in seconda, “che si e’ gettato a mare e ha salvato tre o quattro passeggeri, e poi, stremato, non ce la faceva a risalire”.

Don Malena ha rievocato anche l’incontro con il comandante Schettino al Giglio, quella notte: “mi ha abbracciato e ha pianto. Il dolore era nel suo cuore”. “Ha sbagliato, abbiamo sbagliato: il Signore deve perdonarci tutti”, sono state le parole del sacerdote in risposta alle domande del conduttore di “A Sua Immagine”, Rosario Carello.

Il sacerdote ha infine ringraziato pubblicamente tutti gli abitanti del Giglio: “Si sono prodigati tutti e tutti e 700 – ha concluso – meritano una medaglia d’oro al valor civile”.

 

NAVE AFFONDATA: CAPPELLANO, INGEGNERI MI DISSERO “MORIREMO TUTTI”

(AGI) – CdV, 21 gen. – “La virata e’ arrivata qualche minuto dopo l’impatto. Ed e’ stata l’apocalisse: volano per terra tavolini e tutto. Cado per terra e mi rialzo. Tremante dico ai ragazzi: andate sotto il ponte zero, ai ponti A, B e C, dove sono le sale macchina, e aiutateli a risalire”.

Inizia cosi’ il racconto fatto questo pomeriggio a “A Sua Immagine”, la rubrica religiosa di Rai Uno, da don Raffaele Malena, cappellano della Costa Concordia. “Gli ingegneri – rivela – mi hanno detto subito: ’siamo purtroppo in tanta difficolta’. Preghi che il Padre Eterno ci aiuti, ci dia forza. Moriremo tutti, non c’e’ speranza per nessuno’.

E io sono andato in cappella, dove c’era Gesu’ Bambino, e a Lui ho affidato tutti noi”. “Avevo saputo – continua il sacerdote – dello squarcio della nave a poppa. Ho capito subito come sarebbe andata. Quando gli ospiti della nave si rendono conto e’ il fuggi fuggi, tutti cercano di mettere in salvo se stessi. Ma questo panico non ha impedito che i ragazzi dell’equipaggio si mettessero come dovevano a forma di un quadrato, a contare le 150 persone che dovevano entrare in ogni scialuppa”. (AGI)

La nuova luna

La foto e l’inizio del mio articolo uscito questa settimana su FAMIGLIA CRISTIANA – Sotto la nuova luna globale (che è una mela morsicata e al contrario della luna vera illumina tutte le sere dell’anno), migliaia di cinesi, sempre più moderni e sempre più occidentali, sono stati in fila per ore, litigato per chi dovesse entrare prima, malmenato una guardia e infine tirato uova contro il negozio appena aperto e subito chiuso per motivi di sicurezza.

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Cosa ti hanno insegnato?

Domenica è la Giornata delle migrazioni e ad A Sua Immagine ci facciamo una domanda che forse può aiutarci a riflettere.

La domanda è rivolta agli italiani e ai migranti.

Ed è la seguente:

AGLI ITALIANI : Cosa ti hanno insegnato gli immigrati che hai conosciuto?

AI MIGRANTI: Cosa ti hanno insegnato gli italiani che hai conosciuto?

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Da angosciati a rassegnati

La foto e l’inizio del mio articolo uscito questa settimana su FAMIGLIA CRISTIANA

L’uomo che guarda, senza apprensione, il fiume passare davanti alla sua finestra, mi pare una perfetta metafora dell’uomo occidentale all’inizio di questo 2012. Tra alluvioni, malattie virali, terremoti, crisi finanziare, caduta delle monete, possibile fallimento delle nazioni, e ci si mettono pure i maya, … (continua in edicola)

Domenica, il commento di p. Ermes Ronchi

DA AVVENIRE TROVARE LE CHIAVI DEL CUORE – 

II Domenica Tempo ordinario Anno B

In quel tempo, Giovanni (…) disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbi – che, tradotto, significa maestro -, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui (…). Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea (…). Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa», che significa Pietro.

 

Un Vangelo che profuma di libertà, di spazi e cuori aperti: Giovanni indica un altro cui guardare, e si ritrae; due discepoli lasciano il vecchio maestro e si mettono in cammino per sentieri sconosciuti dietro a un giovane rabbi di cui ignorano tutto, eccetto una immagine, una metafora folgorante: ecco, l’agnello di Dio!

Ecco l’animale dei sacrifici, l’ultimo nato del gregge che viene immolato presso gli altari, ecco l’ultimo ucciso perché nessuno sia più ucciso. Ma nelle parole di Giovanni sta anche la novità assoluta, il capovolgimento totale del nostro rapporto con Dio. In tutte le religioni il sacrificio consiste nell’offrire qualcosa (un animale, del denaro, una rinuncia…) al dio per ottenere in cambio il suo favore.

Con Gesù questo contratto religioso è svuotato: Dio non chiede più sacrifici, ora è Lui che viene e si fa agnello, vale a dire sacrifica se stesso; Gesù non prende nulla, dona tutto.

Gesù si voltò e disse loro: che cosa cercate? Sono le sue prime parole nel Vangelo di Giovanni. Le prime parole del Risorto saranno del tutto simili: Donna, chi cerchi?

Cosa cercate? Chi cerchi? Due domande, un unico verbo, dove troviamo la definizione stessa dell’uomo: l’uomo è un essere di ricerca, con un punto di domanda piantato nel cuore, cercatore mai arreso.

La Parola di Dio ci educa alla fede attraverso le domande del cuore. «Prima di correre a cercare risposte vivi bene le tue domande» (Rilke). La prima cosa che Gesù chiede non è di aderire ad una dottrina, di osservare i comandamenti o di pregare, ma di rientrare in se stessi, di conoscere il desiderio profondo: che cosa desideri di più dalla vita?

Scrive san Giovanni Crisostomo: «trova la chiave del cuore. Questa chiave, lo vedrai, apre anche la porta del Regno». Gesù, maestro del desiderio, fa capire che a noi manca qualcosa, che la ricerca nasce da una povertà, da una assenza che arde dentro: che cosa ti manca?

Salute, denaro, speranza, tempo per vivere, amore, senso alla vita, le opportunità per dare il meglio di me? Ti manca la pace dentro? Rivolge quella domanda a noi, ricchi di cose, per insegnarci desideri più alti delle cose, e a non accontentarci di solo pane, di solo benessere.

Tutto intorno a noi grida: accontentati! Invece il Vangelo ripete la beatitudine dimenticata: Beati gli insoddisfatti perché saranno cercatori di tesori. Beati voi che avete fame e sete, perché diventerete mercanti della perla preziosa.

Maestro, dove dimori? La richiesta di una casa, di un luogo dove sentirsi tranquilli, al sicuro. La risposta di Gesù ad ogni discepolo è sempre: vieni e vedrai. Vedrai che il mio cuore è a casa solo accanto al tuo.

(Letture: 1 Samuele 3,3b-10.19; Salmo 39; 1 Corinzi 6, 13c-15, 17-20; Giovanni 1,35-42)