Oltre la metà dei messaggi che ho ricevuto dopo il primo post su Umberto Eco e l’AC (alcuni su Facebook e altri in privato) non c’entravano niente con l’argomento. E questo è materiale per chi studia internet e soprattutto le relazioni umane, spesso polemiche e sgarbate senza motivo.
Però l’altra parte mi ha molto incuriosito.
In sostanza il mio post, fatto di domande, è stato interpretato come una sentenza.
La storia è nota ma il 3 gennaio Umberto Eco l’ha ripresa rispondendo ad una domanda di Antonio Gnoli su Repubblica, prima del suo ottantesimo compleanno (il 5 gennaio, auguri!).
Domanda (senza il punto interrogativo): «Lei ha militato nella Gioventù Cattolica».
Risposta: «Ero nel gruppo dirigente. Poi ci fu il famoso caso di Mario Rossi, il presidente dell’associazione giovanile dimessosi in contrasto con Luigi Gedda. Gedda era il presidente di tutta l’Azione Cattolica e pretendeva che il movimento si schierasse elettoralmente con la Dc, il Msi e i monarchici. Fu rottura. Arrivarono i provvedimenti disciplinari. L’Osservatore Romano ci definì comunisti. Mentre, in realtà, noi leggevamo Jacques Maritain ed Emmanuel Mounier».
Ripeto, la storia è notaed è pure monca della parte in cui l’allora mons. Montini si prese cura, dando un aiuto sostanzioso, cioè firmando un assegno, di quei giovani in rottura con l’Azione Cattolica.
Quello che mi colpisce però sono le ultime frasi della risposta:
«L’Osservatore Romano ci definì comunisti. Mentre, in realtà, noi leggevamo Jacques Maritain ed Emmanuel Mounier».
La domanda è: cos’è successo, dopo?
Se leggi Maritain e Mounier a 20 anni, e ti trasmettono qualcosa, e infatti te lo ricordi ad 80, come puoi per colpa di Gedda buttar via tutto?
E’ possibile che la politica possa annullare un’intera formazione cristiana?
Può un punto di vista diverso sulle strategie politiche, far saltare il banco? E il banco non è la fede (non so Eco creda ancora in quel Dio che pure ha servito da giovane), ma è l’abito del cristiano: la maturazione dell’incontro con Cristo, la consapevolezza di essere chiamati, la scoperta del dono di sè e del talento ricevuto, la necessità della missione.
Quella di Eco è la generazione che ha avuto Montini per padre, prima ancora che diventasse Papa. Ed è finito tutto per uno brutto pasticcio orchestrato da Gedda?
Lo chiedo non al grande prof. Eco ma al giovane Umberto, che in quelle stesse stanze dell’Azione Cattolica, se avessi avuto qualche anno di più, avrei certamente incrociato, perché poi quelle stanze le ho frequentate anch’io.
Cosa gli è rimasto di Maritain e Mounier?E di Gesù?
La storia, tragica, di una Generazione che ha preferito fuggire più che combattere, cambiare se stessa più che cambiare il mondo.
L’inizio e la foto del mio articolo uscito questa settimana suFAMIGLIA CRISTIANA – Mi piace pensare che incontro al nuovo anno andiamo tutti in fila. Ci muoviamo con le speranze, le paure, le certezze che abbiamo per carattere, per cultura e per fede. La fila è un po’ disordinata. Questo è normale. Mi piace pensare che si cammini insieme, anche se poi sembra che ciascuno vada da solo. E mi piace pensare che la testa di questa lunga fila sia il Papa. Lo sguardo è chino senza alcuna baldanza. La luce è in mano. Lo sguardo è sulla luce. Che non è solo una metafora. Mi piace pensare, ed è così, che il mio camminare dipenda anche dal suo pregare… (continua in edicola)
In questi giorni tanti assegnano premi per l’Uomo dell’anno e simili. Io, dal mio blog, voglio conferire l’inedito Premio ″Incontro dell’Anno″.
Un premio che significativamente assegno via internet, perchè al contrario di quello che molti pensano, i luoghi virtuali sono luoghi reali e lo sono soprattutto da quando i social network hanno introdotto nella comunicazione, la dimensione della relazionalità.
Con la nascita delle reti sociali, infatti, incontrarsi è un’esperienza che facciamo con i connotati della realtà anche se a distanza. Ci vediamo negli occhi, ascoltiamo la voce, condividiamo singoli istanti, pensieri, letture. Non si tratta più di una comunicazione una tantum (come accadeva quando telefonavamo ad un amico distante, e ci rappresentavamo a vicenda alcuni dei fatti che ci erano accaduti, selezionandoli e sintetizzandoli).
Le reti sociali ci permettono un ascolto reciproco costante, come quando a scuola sentivamo, anche senza volere, il compagno di banco dietro di noi.
Incontro, relazione, scambio via internet, sì, ma reale. Per questo via internet mi pare significativo assegnare il Premio Incontro dell’Anno.
E il Premio Incontro dell’Anno 2011 mi piacerebbe andasse al Vatican Meeting Blog, l’appuntamento che il 2 maggio ha riunito a Roma oltre 150 blogger di tutto il mondo.
L’innovativo incontro ha dato visibilità, conferito uno status di cittadinanza anche in Vaticano, testimoniato attenzione ai blogger.
Ha dimostrato come sia attuale la storica considerazione che la Chiesa ha avuto verso i mezzi della comunicazione sociale.
La presenza di blogger da tutto il mondo ha reso plasticamente l’universalità della Chiesa, da un lato, e quella dei moderni mezzi di comunicazione dall’altro.
L’incontro aperto ai blogger non credenti e ai blog che non si occupano di questioni legate alla fede, ha mostrato la sensibilità della Chiesa non nei confronti di un genere comunicativo, ma nei confronti di un media.
Lo stile dell’ascolto che ha caratterizzato l’appuntamento, lo ha qualificato come momento prezioso di scambio e di condivisione. Momento dunque di arricchimento reciproco.
Senza dimenticare che, organizzato all’indomani della Beatificazione di Giovanni Paolo II, l’incontro ha reso onore senza retorica all’ardore apostolico del Papa Beato, guardando con stile paolino sempre avanti!
Si può dire che dopo il Vatican Meeting Blog qualcosa sia cambiato?
Sì, lo possiamo dire.
E’ cambiata la consapevolezza del ruolo: il blogger non è un solitario che scrive su un diario, ma è un fluidificatore della comunicazione, soprattutto al tempo della information overload (l’eccesso di informazioni), è un comunicatore autentico, prosecutore con mezzi nuovi di una passione antica, quella del condividere il pensiero e di fare cultura, nel passato esercitata su riviste, radio, quotidiani e settimanali e che ha visto la Chiesa cattolica fautrice di innumerevoli e rilevantissime iniziative.
A chi ha pensato e organizzato il Vatican Meeting Blog, congratulazioni!
Il primo giorno del 2012 compirà un anno www.cyberteologia.it, il sito di padre Antonio Spadaro.
Nella fretta della Rete, dove un post cancella l’altro e buonanotte, mi piace fermarmi e sottolineare questo compleanno.
Innanzitutto perché è uno di quei siti che vale la pena leggere; perché ha argomenti che altrove è difficile trovare; perché è il caso unico e serio di un lavoro di ricerca svolto a cofano aperto, come se tassello dopo tassello partecipassimo live agli appunti di padre Spadaro: l’aggiornamento di quanto abbiamo letto nei suoi libri, il nucleo di quanto leggiamo, sviluppato, su La Civiltà Cattolica o leggeremo, approfondito, nei libri che verranno.
Un blog che è un work in progress, che è come una webcam che però non restituisce immagini ma idee. In tempo reale.
E del bisogno di idee (anche in internet) stiamo discutendo tanto in queste settimane.
Auguri a padre Antonio e al suo (e nostro) cyberteologia.it.