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Domenica 1 gennaio. Commento di padre Ermes Ronchi

Da Avvenire

LA BENEDIZIONE DI DIO CI ALIMENTA – 

Solennità di Maria Santissima Madre di Dio.

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

La prima lettura biblica del nuovo anno fa scendere su di noi una benedizione colma di luce, in cui prendere respiro per l’avvio del nuovo anno: il Signore parlò a Mosè, ad Aronne, ai suoi figli e disse: Voi benedirete i vostri fratelli. Voi benedirete: per prima cosa, che lo meritino o no, voi li benedirete.

Dio ci raggiunge non proclamando dogmi o impartendo divieti, ma benedicendo. La sua benedizione è una energia, una forza, una fecondità di vita che scende su di noi, ci avvolge, ci penetra, ci alimenta.

Dio chiede anche a noi, figli di Aronne nella fede, di benedire uomini e storie, il blu del cielo e il giro degli anni, il cuore dell’uomo e il volto di Dio. Mio e tuo compito per l’anno che viene: benedire i fratelli!

Se non impara a benedire, l’uomo non potrà mai essere felice. E come si fa a benedire? Dio stesso ordina le parole: Il Signore faccia risplendere per te il suo volto. Che cosa è un volto che risplende? Forse poca cosa, eppure è l’essenziale. Perché il volto è la finestra del cuore, racconta cosa ti abita.

Brilli il volto di Dio, scopri nell’anno che viene un Dio luminoso, un Dio solare, ricco non di troni, di leggi, di dichiarazioni ma il cui più vero tabernacolo è la luminosità di un volto. Un Dio dalle grandi braccia e dal cuore di luce. La benedizione di Dio non è salute, denaro, fortuna, prestigio, lunga vita ma, molto semplicemente, è la luce.

La luce è tante cose, lo capiamo guardando le persone che hanno luce, e che emanano bontà, generosità, bellezza, pace. Dio ci benedice ponendoci accanto persone dal volto e dal cuore luminosi. Continua la bibbia: Il Signore ti faccia grazia. Cosa ci riserverà l’anno che viene?

Io non lo so, ma di una cosa sono certo: Il Signore mi farà grazia, che vuol dire: il Signore si rivolgerà verso di me, si chinerà su di me, mi farà grazia di tutti gli sbagli, di tutti gli abbandoni; camminerà con me, nelle mie prove si abbasserà su di me, mio confine di cielo, perché non gli sfugga un solo sospiro, una sola lacrima.

Qualunque cosa accadrà quest’anno, Dio sarà chino su di me e mi farà grazia. Otto giorni dopo Natale ritorna lo stesso racconto di quella notte: Natale non è facile da capire. Facciamoci guidare allora da Maria, che custodiva e meditava tutte queste cose nel suo cuore; che cercava il filo d’oro che tenesse insieme gli opposti: una stalla e «una moltitudine di angeli», una mangiatoia e un «Regno che non avrà fine».

Come lei, come i pastori, anche noi salviamo almeno lo stupore: a Natale il Verbo è un neonato che non sa parlare, l’Eterno è appena il mattino di una vita, l’Onnipotente è un bimbo capace solo di piangere. Dio ricomincia sempre così, con piccole cose e in alto silenzio.

(Letture: Numeri 6, 22-27; Salmo 66; Gàlati 4, 4-7; Luca 2, 16-21)

 

La ‘ndrangheta colpisce a Natale

Se ne è parlato poco, ma Natale è stato funestato da un episodio gravissimo.

Nel pieno delle feste, la ‘ndrangheta ha fatto esplodere alcuni ordigni a Lamezia Terme davanti e intorno l’ingresso del Centro per minori stranieri non accompagnati, realizzato dalla Comunità Progetto Sud di don Giacomo Panizza.

Le cronache e le foto sono sul sito de Il Lametino .

Bombe a Natale, contro una struttura che si occupa di giovani immigrati, contro una struttura che fa capo alla Chiesa diocesana lametina e calabrese.

La mia solidarietà più forte e sincera a don Giacomo Panizza.

Uso le parole di don Luigi Ciotti che ha detto: «Esprimiamo profonda vicinanza, condivisione e corresponsabilità. Toccare quella realtà, quella comunità, quel bene confiscato, significa toccare tutti noi. A nome delle oltre 1.600 associazioni della rete di Libera esprimiamo la nostra vicinanza e richiamiamo alla corresponsabilità di tutti davanti all’intimidazione compiuta a Lamezia Terme».

Sotto, il video di don Giacomo Panizza ospite a Vieni via con me, il programma di Rai 3 di Fabio Fazio e Roberto Saviano, quando don Giacomo, che è bresciano, lesse la lista dei motivi per cui ama il Sud.

Se Facebook tira fuori il peggio

Questo articolo è stato pubblicato sul sito dell’Azione Cattolica, www.azionecattolica.it

Nei giorni scorsi ho pubblicato sul mio blog un testo volutamente polemico (ah cosa non si fa per qualche click in più!).

In sostanza dicevo che aveva fatto bene quel preside ligure a vietare ai docenti del suo istituto di diventare amici degli studenti su Facebook. Ho ricevuto moltissime reazioni. Le più intelligenti sono sul mio blog. E le altre?

Qualcuno mi ha trattato come Cesare morente con Bruto, tu quoque? Anche tu ti permetti di sollevare il velo della critica sul principe dei Social Network? Pure tu, a fare i discorsi dei tromboni? Ma non vedi com’è brutta la vita là fuori? Il marcio c’è soprattutto nei luoghi reali, non in quelli virtuali. E via banalizzando.

Quello che ho capito è che non si può parlare male di Facebook. Ma il mio post aveva fiutato l’aria. Infatti quando l’ultimo dei miei critici aveva appena posato la penna, ecco che il Presidente degli Stati Uniti Obama, già re incontrastato dei social network e primo presidente USA 2.0, impacchetta per le figlie un bel pacco regalo di Natale: basta Facebook, motivi di privacy, e si preoccupa di dirlo al mondo.

Le ragazze non hanno fatto in tempo ad asciugare le lacrime che già in Italia un’altra scuola andava sui giornali consigliando ai prof l’astinenza dall’amicizia virtuale con gli studenti. Così, rinvigorito, torno sul luogo del delitto.

Ma perché mi piace tanto sollevare critiche a Facebook? Il mezzo – lo dico subito – è straordinario: è potente, non s’inceppa, è comunicazione pura, è democratico: dalla Coca Cola a me, siamo trattati tutti alla stessa maniera.

Però Facebook sta dimostrando di avere una capacità assoluta: quella di tirare fuori il peggio dalle persone. È colpa delle persone, intendiamoci, non del mezzo. Ma tant’è. Come scrive sul mio blog Luca Paolini, esperto di educazione e web e favorevole all’uso di FB con gli studenti: «Facebook sta diventando il regno dell’insulsaggine. Ci sarebbero tante cose da dire anche tra i cattolici che lo usano per mettere le immaginette del sacro cuore sanguinante o peggio giocare a Farmville».

Con Facebook si sono moltiplicate le catene di S. Antonio; è aumentato il cicaleccio sul nulla; è stuzzicato il protagonismo anche in assenza di protagonisti; le idee più estreme trovano sempre una condivisione, e quelle più utili restano allo stadio della discussione, quasi sempre senza creare un movimento.

Se è vero che nel nord Africa ci hanno fatto la rivoluzione, l’Europa ne esce a pezzi, con i suoi mi piace, appiccicati su tutto come massima espressione di partecipazione.

Funzionano i Gruppi, ma in fondo svolgono il lavoro delle liste di discussione di 10 anni fa. Così la mia proposta: vietare Facebook a chi in un anno non è riuscito a tirare fuori un’idea, ma ha solo blaterato. Che non è una proposta fascista, ma vuol dire: cancellate dal vostro profilo quelli che hanno fatto solo rumore e tenetevi quelli che è un piacere leggere.

Ecco se guardo come viene usato Facebook, non mi stupisce che l’uomo abbia utilizzato il nucleare per farci la bomba atomica. Mutatis mutandis.

Tra qualche istante posterò questo articolo su Facebook. E riceverò duemila critiche scandalizzate. Sì, perché tra i difetti dei seguaci di Facebook, c’è la mancanza assoluta di ironia.

 

Il Pallone d’oro all’Africa

L’inizio e la foto del mio articolo uscito questa settimana su FAMIGLIA CRISTIANA – Una settimana dopo l’uccisione dei due senegalesi a Firenze, il mio augurio di Natale vuole essere anche un omaggio a loro e al loro continente. Che sarà pure povero ma è ricchissimo di risorse umane. Ce lo ricorda questa partita: un gesto atletico… (continua in edicola)

 

 

Treni, ne hanno combinata un’altra

La settimana scorsa scrivevo dei nuovi treni NTV che fermano a Salerno e tagliano l’Italia in due, nuova occasione persa di sviluppo.

Certo, anche i Frecciarossa di Trenitalia fermano a Salerno, e Trenitalia non è una neonata azienda privata.

Avevo poi scritto che quando mi capita di andare da Roma a Milano, mi fanno viaggiare su treni moderni e veloci, ma quando vado da Roma a Lamezia Terme mi ritrovo su treni catorci, a pagare come Eurostar i Pendolini di 15 anni fa, sporchi, unti e bisunti. Ho viaggiato senza riscaldamenti d’inverno, senza aria condizionata d’estate (e con i finestrini che non si aprivano), una volta addirittura senza luce. Ovviamente pagando.

Poi Michele Santoro ha raccontato a Servizio Pubblico perchè Trenitalia ha tagliato i treni dal Sud al Nord, nonostante fossero pieni e ha documentato che per andare da Crotone a Lamezia Terme (105 KM),  occorresso 5 ore, un treno e un pulman.

Bene. Cioè male. Ed ora Trenitalia ne ha combinata un’altra che il Corriere della Sera spiega così: se fai i biglietti per la nuova seconda classe dei Frecciarossa (la cosiddetta Standard), non puoi uscire dal tuo scompartimento per raggiungere il vagone bar/ristorante. E’ vietato. Devi stare buono al tuo posto, vedere gli altri che vanno a mangiare, ma tu no. Il Codacons dice: «Le deportazioni sono finite». E invece no.

L’articolo del Corriere è qui.