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NADIA, CHE HA CONOSCIUTO L’ISIS

Mi ha molto colpito la storia di Nadia, 22 anni, rapita dall’Isis.

Le hanno ucciso la mamma, 6 fratelli e i nipoti davanti agli occhi; l’hanno rapita e violentata (nel video sotto è lei a raccontare la sua tragedia), è stata una schiava per tre mesi, poi nel novembre 2014, è riuscita a fuggire.

Mi colpisce la sua storia e mi atterrisce la sua denuncia: ci sono 3.500 (3.500!) donne  rapite e schiave dell’Isis.

1.200 (1.200!) bambini rapiti per fare i soldati.

Nadia Murad
Nadia Murad

I popoli che arrivano ai nostri confini sono loro o persone come loro. Le storie sono queste.

Fuggire o finire rapiti o uccisi.

Nadia, che è una yazida, cioè appartiene ad un popolo antico, pacifico e tollerante che vive in Iraq, ha parlato al Consiglio di Sicurezza dell’Onu nel dicembre scorso. E in questi giorni è stata ospitata a Milano dal Festival dei diritti umani.

Dice Nadia in un’intervista che l’Europa non può chiudere le frontiere a chi fugge dalle guerre. Spiega che capisce la paura, specie dopo gli attentati in Francia e Belgio, ma l’Europa è una speranza troppo grande per chi cerca la libertà e in nome della sua storia non può tradire né questa speranza né il bisogno di libertà.

Osservo questa ragazza giovanissima e sola, che ha scelto la battaglia più difficile: raccontare quello che le hanno fatto e che ha visto, per fermare un genocidio.

In Europa (e in America) siamo abituati a celebrare le date della storia, a ripetere: “Mai più!“, davanti alle pagine più nere.

Ma è vergognoso che davanti ad una tragedia in atto, non abbiamo parole e non sappiamo trovare gesti significativi.

LA RESISTENZA DI TINA

Il racconto più emozionante ma anche più divertente sulla Resistenza è quello trasmesso da Radio 3 Rai e da Fahrenheit.

A parlare è Tina Anselmi, in una testimonianza conservata presso l’Archivio sonoro della Discoteca di Stato.

C’è la grinta di una ragazzina di 71 anni fa, la sua passione per la libertà, alcuni divertenti equivoci, ma anche la paura che quelle ore memorabili potessero diventare drammatiche, per la follia di qualcuno.

Un racconto che si chiude con l’arresto (per sbaglio) del papà di Tina Anselmi, ad opera della figlia: “E così mio padre socialista, antifascista, viene arrestato dalla figlia (Tina Anselmi n.d.R) partigiana, nel giorno della Liberazione. Tutti a ridere”.

Ecco il racconto, dopo il primo minuto. Continua la lettura di LA RESISTENZA DI TINA