Treno nuovo, Italia vecchia

Dal 2012 partirà il nuovo treno che farà concorrenza a Trenitalia. Si chiamerà Italo, la nuova società è la NTV, di proprietà di Montezemolo e Della Valle. Un treno nuovo, un nuovo concetto di viaggio su rotaia, tutto modernissimo. Bene, ci voleva! Ma c’è un ma. Come potete vedere dal disegno, scaricato direttamente dal sito www.italotreno.it (il link esatto è qui), il treno ferma a Salerno.

Tocca invero pochissime città. Ma più o meno un certo giro d’Italia, a suo modo, lo fa. Poi però arriva a Salerno e stop. Niente Basilicata. Niente Puglia. Niente Calabria. Niente Sicilia. Niente Sardegna. Ora già mi aspetto il solito furbo che scriverà: «Sono privati, vanno dove conviene». Figurarsi, ci siamo abituati, lo fa quasi anche Trenitalia, visto che ogni volta che prendo un Eurostar per Milano è un gioiello e quando lo prendo per Lamezia è un catorcio. Pur pagando la stessa cifra.

Però questa cartina geografica che considera stati esteri invalicabili la metà delle regioni italiane è uno schifo.  Lo dico sul piano estetico: il viaggio di Italo, il suo tracciato, è uno sgorbio, una specie di Y con l’artrosi.

Ma lo dico anche sul piano della giustizia. Se sotto Salerno l’Alta velocità non esiste. Se ora il nuovo treno Italo ha fissato lì le sue Colonne d’Ercole. Se in fatto di infrastrutture, specialmente ferroviarie, il Sud è lasciato a secco, attraverso quale categoria dello spirito si spera che possa rialzarsi?

Ma il fatto che quest’Italia sgorbia, disegnata dal percorso di Italo, non abbia offeso o scandalizzato nessuno, la dice lunga su come siamo anestetizzati e rassegnati.

Rosario Carello

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